Nuda.

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Io ti perdono. Ti perdono per le bugie che mi hai detto, per la vigliaccheria che non ti ha permesso di rispettarmi, per avermi umiliata e ferita nel momento in cui ero più fragile ed aperta a fidarmi di te. Ti perdono perché ho bisogno di chiudere in una busta le aspettative che mi hai creato in questi mesi e ti perdono per avermi dato quel calore, illusorio, e poi avermelo strappato via senza preavviso alcuno. Avrei mille cose da chiederti, da capire, da sviscerare, da analizzare…e poi di nuovo, ed ancora da capo. E invece spero che quei capelli mossi che tanto ti piacciono in lei possano riempirti le giornate; così come il suo fare sensuale e provocante, ed il suo essere così espansiva e libera, così ammaliante. Spero che trovi quello che cerchi, quel qualcosa che ti manca. Perché c’è, qualcosa che ti manca. Se vuoi ridere di queste parole, fai pure. So bene quanto corriamo su binari differenti in questo, ma io dovevo dirtelo, che ti perdono. Che chiudo gli occhi, faccio scorrere una lacrima triste e respiro a fondo. Goccia dopo goccia, con il tempo, quella tristezza andrà via. Una sola cosa ancora non mi è chiara: alla fine dei conti ho dovuto pensare che nei tuoi gesti non ci fosse il menefreghismo o la carne debole a quel bel corpicino. Ho pensato che fosse cattiveria. E ho sperato tanto di sbagliarmi. Con questo mio monologo, ultima metafora degna di questi nostri quattro anni, ho finito di fracassarti le palline con le mie chiacchiere infinite. Con me non hai perso una fidanzata, o una scopata. Hai perso una persona, una spalla, un punto di riferimento…un’amica sincera e forse per questo anche un po’ scomoda. E io spero che col tempo, anche tu, riesca a perdonare. A perdonare te stesso.